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Scena, notte

Scena, notte, via a caso di una città a caso lucida di pioggia. Che cosa provoca, così senza vergogna, il malinconico fascino della pioggia? Perché Torino e Parigi riescono a essere belle anche quando piove?

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La sera della fine del mondo

A me non dice niente questa massa d’acqua. Non è lo stesso mare che bevevo ingordo da bambino con gli occhi spalancati, che cercavo dall’autostrada e la prima volta dell’anno che lo vedevo era un attimo senza fiato. IL MARE. Me lo ricordo ancora quel momento e lo vorrei indietro, grazie. La rivorrei indietro la grandezza infinita indicibile di un lago salato con un solo bordo.

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Upweke 2.0

C’era una volta Upweke. Upweke è un nome Swahili che vuol dire solitudine e la solitudine era un marabù brutto come la peste nera. Upweke volava lento nascosto tra le nuvole più pesanti di tutto il mondo e sceglieva i suoi seguaci tuffandosi nelle pupille più spente. Il culto di Upweke è il culto della sottrazione ed è una religione vecchia come il mondo. Col lungo becco appuntito lui strappa pezzetti di anima a chi gli è più devoto e ingoiandoli tutti interi, lo lascia con meno di un guscio vuoto da portare in giro.

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