Tra i più intimi seguaci di Dioniso si narra una leggenda. Pare esista un uomo, vecchio di chissà quanti secoli, che ricevette in dono, dal dio del…… Read more “Patria”
Blog
Chi si ricorda
Mi ricordo un vecchio seduto storto, che ci parlava di staffette e partigiani, della paura di morire e della voglia di morire da antifascisti. Mi ricordo le…… Read more “Chi si ricorda”
Nonsense
A Federica e al suo sangue incasinato. Tutti, a un certo punto, iniziamo a puzzare di morte. Ricordo, una volta ho visto un bambino con paralisi cerebrale.…… Read more “Nonsense”
Dischi volanti
Matteo fuma il resto del suo matrimonio tenendolo tra due dita alla nicotina. Sara apre la finestra e lancia due dei suoi vinili alla pioggia.
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Ballata d’amore (in)umano
Baudelaire è morto soffocato
da un cuscino d’oppio;
è morto ieri e oggi
la sua milza è venuta a parlarmi
e dal cadavere della Bohème
la tua lingua e i tuoi denti
mi hanno pregato di non arrabbiarmi.
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Lapsus progressi
Sono il pezzo finito
sotto il tappeto
dell’enigma tridimensionale
del mio silenzio
in conformazione zeta.
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Scena, notte
Scena, notte, via a caso di una città a caso lucida di pioggia. Che cosa provoca, così senza vergogna, il malinconico fascino della pioggia? Perché Torino e Parigi riescono a essere belle anche quando piove?
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My baby shot me down
Sento un pezzo di guancia sciogliersi piano, un grammo al giorno, cola sul collo, sul collo che lui mi toccava. Che schifo le storie di amori finiti. Ognuno ha la sua e chissenefrega di quelle degli altri.
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La sera della fine del mondo
A me non dice niente questa massa d’acqua. Non è lo stesso mare che bevevo ingordo da bambino con gli occhi spalancati, che cercavo dall’autostrada e la prima volta dell’anno che lo vedevo era un attimo senza fiato. IL MARE. Me lo ricordo ancora quel momento e lo vorrei indietro, grazie. La rivorrei indietro la grandezza infinita indicibile di un lago salato con un solo bordo.
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Upweke 2.0
C’era una volta Upweke. Upweke è un nome Swahili che vuol dire solitudine e la solitudine era un marabù brutto come la peste nera. Upweke volava lento nascosto tra le nuvole più pesanti di tutto il mondo e sceglieva i suoi seguaci tuffandosi nelle pupille più spente. Il culto di Upweke è il culto della sottrazione ed è una religione vecchia come il mondo. Col lungo becco appuntito lui strappa pezzetti di anima a chi gli è più devoto e ingoiandoli tutti interi, lo lascia con meno di un guscio vuoto da portare in giro.
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